Il 10 Dicembre 1999 ho finalmente visto per la prima volta un concerto degli Skiantos. Ed è stato proprio un bel concerto, anche perché ho avuto la sorpresa inaspettata (ma nel mio cuore molto sperata) di vedere sul palco, oltre ai 5 attuali membri del gruppo, Stefano "Sbarbo" Cavedoni, uno dei membri fondatori. La serata si è aperta con una performance solista del mitico Freak Antoni che, introdotto da un brano, secondo lui "avanguardistico", realizzato dal lui medesimo con l'ausilio della sola voce (vedi anche "pernacchie") ha dato sfoggio del suo buon gusto nel vestire (come potete vedere nella foto sottostante) e ci ha deliziato con un estratto dal libro "Badilate di cultura" e con qualche barzelletta sui rappresentanti dell'"altra sponda". Il concerto vero e proprio si è aperto con il brano "Orrenda" che per l'occasione è diventata "Orrendi" ed espressamente dedicata al pubblico. Quando hanno attaccato "Io ti amo da matti (sesso & karnazza)" è improvvisamente saltato sul palco Stefano Sbarbo a cantare insieme a Freak. Appena l'ho visto ho pensato "Ma chi è 'st'imbecille?" e quando ha attaccato a cantare da solo ho avuto il sospetto. Infatti era proprio lui e ne ho avuto la certezza quando, alla fine della canzone, Freak ha detto: "L'autore originale della canzone, Stefano Sbarbo Cavedoni!". Tra gli altri pezzi "mitici" eseguiti quella sera e che hanno suscitato i maggiori entusiasmi da parte nostra, ci sono stati, "Gelati", "Kakkole", "Kinotto", "Mi piaccion le sbarbine", "Karabigniere blues", "Io sono uno skianto", "Hei hei ma che piedi che c'hai" ed "Eptadone". Quest'ultima è stata senza dubbio il pezzo che ha fatto più scatenare il pubblico. Introdotta dal famoso parlato di "Mono tono" ("Ma che cazzo me ne frega!...", per intenderci) è stata una versione tiratissima che ha trascinato la gente in un pogo scatenato! Dei dischi incisi negli anni 80 hanno eseguito "Ti spalmo la crema" e "Sono un ribelle, mamma". Ovviamente il concerto non si è limitato alla sola performance musicale e Freak Antoni ha dimostrato tutto il suo valore di showman con le sue geniali trovate come quella di attaccarsi alla pancia un finta ernia ombelicale. Tra i brani recenti hanno eseguito, oltre ad "Orrenda", "Non devi dirlo nemmeno per skerzo", "Gran viaggione" e qualcun'altra di cui non ricordo. Il pubblico ha partecipato nella maniera consueta del pubblico degli Skiantos, riempiendo di insulti, sputi ed oggetti il gruppo. E anche loro non sono stati da meno, tanto che Stefano Sbarbo ha allegramente ammesso la propria felicità di poter mandare a fanculo tanti romani (e potete immaginare la reazione della gente). Soprattutto alla fine del concerto hanno dimostrato di saper trattare il pubblico e, dopo aver eseguito l'ultima canzone, ovvero "Mi piaccion le sbarbine", hanno dato le spalle alla gente, mostrando sul retro delle loro magliette la scritta "SIETE UN PUBBLICO DI MERDA".

Atomino

Monza. Villa Reale. Sette luglio 2001. Con tre amici, un po’ fan, un po’ rassegnati a dovermi seguire sempre e comunque quando gli Skiantos suonano in luoghi “possibili” - punizione interruzione di ogni tipo di rapporti personale - siamo qui per “goderceli” ancora una volta.
L’occasione è Scorribande, manifestazione ingiustamente poco considerata, ma spalleggiata quest’anno dal mitico Freak, che quando arriva il momento giusto tira fuori un cuore “grande così” (vedi foto con tutti i componenti dei giovani gruppi che si sono esibiti).
“Siete un pubblico di merda”, si legge sulle magliette indossate dagli Skiantos a fine concerto. Vietato prendersela, ovviamente, perché loro ti salutano così, alla ricerca continua di un confronto forte e diretto con il pubblico.
Freak, da 30 anni frontman sempre uguale a se stesso del gruppo bolognese, dribbla retorica e sentimentalismi senza indugi (“Ciccione”, gli gridano; “Sì, ma alla tua fidanzata piaccio così”). La provocazione, venata di sarcasmo, cancella quanto di troppo devi digerire nella quotidianità: le frasi di convenienza, i sorrisi “studiati”, la diplomazia inutile. “Largo all’avanguardia, pubblica di merda… tu gli dai la stessa storia, tanto lui non c’ha memoria”; “Non contate su di noi perché non ce la faremo mai”, “Se non vuoi proprio parlare non ti posso biasimare, ma alle caccole del naso tu ci devi fare caso”, passando per “Mi drogo quel tanto che basta per campare contento e restare uno Skianto” e “Se vengo non è detto che canto, perché sono uno Skianto” fino ai testi demential-impegnati di “Nuovo Medioevo” con l’elenco di tutti i soprusi che i “diversi” (diversi per diversi motivi) devono subire e “Anarchia”, una storia d’amore infarcita di sottili giochi di poteri ed equilibri psico-labili fra una Lei “sbarazzina” e un Lui già “passato”.
Accompagnati da un rock pulito e adrenalitico, i testi danno una sana lucidata all’autostima e ti invitano a tenere gli occhi sempre aperti.
Le partecipazioni nelle canzoni, per chi degli Skiantos ha un’idea superficiale, sono sorprendenti (soprattutto nell'ultimo disco "Doppia dose". I musicisti e molti intellettuali amano e rispettano gli Skiantos, perché essere bravi e “onesti” oggi significa anche essere perdenti. Ma soprattutto contro. Con coerenza. Perdenti per protesta a una società che si nutre di profitto e subalternità, gli Skiantos ti sfidano ad andare oltre i tuoi occhi e le tue convenzioni, ma lo fanno nel modo più difficile che potessero trovare: il demenziale. E questa è la sfida che si sono imposti. Accettatela anche voi!

Sibilla B

 

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